lunedì 16 maggio 2011

OCCORRENZE NELLA LETTERATURA

Il treno visto come mezzo per "cambiar vita"

Ero morto, ero morto: non avevo più debiti, non avevo più moglie, non avevo più suocera: nessuno! libero! libero! libero! Che cercavo di più?
Pensando così, dovevo esser rimasto in un atteggiamento stranissimo, là su la banchina di quella stazione. Avevo lasciato aperto lo sportello del vagone. Mi vidi attorno parecchia gente, che mi gridava non so che cosa; uno, infine, mi scosse e mi spinse, gridandomi più forte:
- Il treno riparte!
- Ma lo lasci, lo lasci ripartire, caro signore! - gli gridai io, a mia volta. - Cambio treno!


Luigi Pirandello, Il fu Mattia Pascal , capitolo 3, Firenze: prima pubblicazione a puntate sulla rivista  Nuova Antologia, 1904.



L' evasione dalla realtà di Belluca per mezzo di un fantomatico treno

"La sera, il capo ufficio, entrando nella stanza di lui, esaminati i registri, le carte:
E come mai? Che hai combinato tutt'oggi?
Belluca lo aveva guardato sorridente, quasi con un'aria d'impudenza, aprendo le mani.
Che significa? aveva allora esclamato il capo ufficio, accostandoglisi e prendendolo per una spalla e scrollandolo. Ohé, Belluca!
Niente, aveva risposto Belluca, sempre con quel sorriso tra d'impudenza e d'imbecillità su le labbra. Il treno, signor Cavaliere.
Il treno? Che treno?
- Ha fischiato.
Ma che diavolo dici?
Stanotte, signor Cavaliere. Ha fischiato. L'ho sentito fischiare...
Il treno?
Sissignore. E se sapesse dove sono arrivato! In
Siberia... oppure oppure... nelle foreste del Congo... Si fa in un attimo, signor Cavaliere!"

 Luigi Pirandello, Il treno ha fischiato. Prima pubblicazione : 22 febbraio 1914 su "Il Corriere della Sera",  poi aggiunta nel volume La trappola, 1915.




Un "empio mostro" secondo Giosuè Carducci 


Già il mostro, conscio di sua metallica

anima, sbuffa, crolla, ansa, i fiammei

occhi sbarra; immane pe 'l buio

gitta il fischio che sfida lo spazio.



Va l'empio mostro; con traino orribile

sbattendo l'ale gli amor miei portasi.

Ahi, la bianca faccia e 'l bel velo

salutando scompar ne la tènebra.

Giosuè Carducci Alla stazione in una mattina d'autunno, Bologna : Odi barbare, 1877.

Nessun commento:

Posta un commento